Ieri sono andato alla Casa del Cinema di Roma, ad assistere ad una interessante discussione sulla scrittura cinematografica dal titolo "Come non scrivere una sceneggiatura... se non hai nulla da raccontare". Protagonista dell'incontro era un simpatico signore sugli ottant'anni di nome Furio Scarpelli.
"Chi è costui?" direte voi miei cari 25 lettori...
Furio Scarpelli, insieme allo scomparso Agenore Incrocci (in arte Age), è a tutti gli effetti un pezzo di storia del cinema italiano. Soggettista e sceneggiatore, ha contribuito a oltre 100 film (molti film di Totò, il Tassinaro di Alberto Sordi, l'Armata Brancaleone, il buono il brutto e il cattivo... sono sufficienti). Le due ore di conversazione con lui sono volate via veloci, parlando di come vanno ricercate le storie, dei punti di vista, delle differenze tra realtà e verità e tra descrizione e narrazione, di quanto sia sopravvalutato il semplice talento...
Purtroppo il tempo a disposizione è stato limitato, altrimenti gli argomenti da trattare sarebbero stati molti di più, in particolare la morte del cinema di genere in Italia, ma sarà per un'altra volta.
Insomma, una esperienza che, per me che tento di scrivere per lavoro, è stata quasi sciamanica, e che probabilmente influenzerà già quello a cui sto lavorando in questo periodo.