lunedì 10 giugno 2013

sabato 23 marzo 2013

Quando qualcosa si rompe...

Come avete già avuto modo di scoprire qualche giorno fa, cari i miei venticinque lettori, mi sto trovando nella difficile situazione di decidere se abbandonare una storia su cui stavo lavorando.
Non è una decisione facile, non è soprattutto un fallimento che piaccia ammettere. Perché, nel bene e nel male, per uno scrittore abbandonare una storia è sempre un fallimento, anche se lo fa con le migliori intenzioni...
Su come si abbandona una storia con le migliori intenzioni forse un giorno darò maggiori delucidazioni. Circa un anno fa, scelsi di non raccontare una storia, una bella storia, una storia con potenzialità ottime, perché, pur con tutte le cautele possibili, sapevo che renderla in qualche modo pubblica avrebbe ferito senza possibilità di rimedio chi quella storia l'aveva dovuta vivere. Sono orgoglioso di quella scelta, che non reputo sbagliata e che ho preso con la massima consapevolezza.
Qui non c'è stata una scelta. E' come quando all'improvviso, senza ragione apparente, finisce una storia con una donna.

All'inizio ti attrae, ti appassiona, ti travolge... Poi, iniziate a fare sul serio, e improvvisamente vi accorgete che le cose, semplicemente, non funzionano. Senza colpe da addossarsi o azioni che abbiano cambiato qualcosa. Incompatibilità, pura e semplice. Quella più difficile da accettare.
C'è la fase in cui ci si tormenta, si sbatte la testa al muro, si amplia il proprio repertorio di imprecazioni.
E poi, a malincuore, si accetta la cosa. Magari la si comunica agli amici, a chi diceva "ma come vi vedo bene assieme". Ecco, è uguale. Magari qui gli amici sono un editore e un disegnatore che ti vedevano molto bene con quella storia.
Io non mi ci vedo più bene, al momento. Forse in futuro le cose cambieranno, ma al momento archiviamo questo file word a tempo indeterminato.
E apriamone altri...


mercoledì 13 marzo 2013

Non ci crederete mai...

... ma non mi hanno eletto Papa! E' tutto un magna magna...

martedì 12 marzo 2013

Prof. Cinico, i suppose...

Allora, parliamo di cosa si è fatto in questi mesi...
Partiamo dalla fine, dal "last but not least" dell'ultimo anno: da dicembre sono insegnante in un laboratorio di fumetti in una scuola media di un quartiere periferico di Roma.
Sì, so già cosa state pensando: io che insegno? A dei bambini? Io, che giravo con la maglietta "Erode è un brav'uomo", lasciato ad occuparmi dei pargoli di qualcuno?
Probabilmente, dopo che leggerete queste poche righe, una squadra di picchiatori del Telefono Azzurro verrà a prelevarmi a casa.
Quindi sarò breve...
L'amico Cristiano Silvi, che negli anni passati si era già occupato dei corsi in questa scuola, oberato da altri impegni mi ha proposto di sostituirlo. E io, che per incoscienza non sono secondo a nessuno, ho accettato. Adesso, una volta a settimana, cerco di gestire una ventina di ragazzini di 11-12 anni senza esserne sopraffatto e senza cedere ad istinti violenti, e al contempo gli insegno come si scrive e si disegna un fumetto, in ogni sua fase. Se tutto va bene e sopravvivo all'esperienza, tra un paio di mesi avremo in mano un bell'albetto a fumetti scritto e disegnato dai miei allievi, e supervisionato dal sottoscritto.
Certo, l'esperienza dell'insegnamento non è tutta rose e fiori, e qualche sacrosanta incazzatura me la sono presa anche io. E non sempre, direttamente, per colpa dei ragazzi.
Questi ragazzi vengono assegnati ai vari corsi sulla base o di scelta personale o delle inclinazioni naturali che vengono rilevati dagli insegnanti. All'inizio di una delle ultime lezioni mi è stato detto che uno dei ragazzi era stato spostato ad un altro laboratorio. Si trattava di una testa calda, che amava spesso disturbare e non fare niente, ma alla fine, con i giusti input, qualcosa la combinava anche lui. Incontrandolo nei corridoi, a fine lezione, gli ho chiesto come mai avesse cambiato corso, pensando di essere stato troppo severo con lui su alcune cose. Mi ha detto che per lui non cambiava niente, ma che erano stati i suoi genitori a chiedere il trasferimento. All'uscita da scuola ho incontrato il padre, e ho chiesto, con la massima calma e diplomazia, come mai avesse chiesto di spostare suo figlio. Mi ha detto che, visto che questi corsi erano obbligatori, preferiva il ragazzo facesse qualcosa che un giorno, in qualche modo gli potesse tornare più utile nella vita. Questo alunno è stato spostato in un corso di calcio.

Lasciamo perdere, vado a finire di preparare la lezione per domani...

venerdì 8 marzo 2013

Maturo come una prugna matura...

Cosa è successo in tutti questi mesi? Bella domanda...
 Diciamo che, dopo Basta Una Firma, che per una serie di eventi ha avuto una vita editoriale ben diversa da quella che volevo e immaginavo, il blog è stato l'ultimo dei miei pensieri. In fondo, nel mondo di Facebook, in cui è facile comunicare e far conoscere qualcosa che volevi raccontare (e a volte anche cose che avresti preferito non raccontare)il blog mi sembrava un po' un eccesso, un qualcosa di troppo, che rischiava di ripetere, in maniera egocentrica, qualcosa di già detto. Ma avevo perso di vista una cosa: se su Facebook la gente, che gli piaccia o meno, si vede comunque arrivare addosso i miei deliri, col blog si prende il disturbo di entrare in un sito e spulciarlo per vedere se ci sono novità. E se la gente si prende questo disturbo, io devo far mio L'IMPEGNO di fornire notizie e informazioni. Un blog è una responsabilità, e alla fine serve maturità per portarlo avanti. Forse devo dimostrare questa maturità, alla fin fine...
Tornando a bomba, in questi ultimi mesi son successe molte cose, che vi racconterò magari nei prossimi post(così mi riservo qualcosa da scrivere). E nelle ultime settimane, in particolare, mi sono scontrato con una difficoltà che incontro forse per la prima volta in maniera così ardua: riuscire a portare avanti la sceneggiatura di una storia. Peraltro, di una storia scelta da me. Non che abbia mai abbandonato neanche storie commissionate, ma la cosa mi rode forse di più proprio per questo.
Sto cercando di raccontare una storia basata su alcuni eventi avvenuti ad una persona di mia conoscenza. Questa persona ha fatto delle scelte, nella sua vita e in relazione a questi eventi, che giudico divertenti ed interessanti, ma che io, probabilmente non avrei fatto mai. Alcune le giudico illogiche, altre poco consone, altre semplicemente troppo avventate per i miei standard (che poi, io mi son dimesso da un posto statale, e giudico avventate le scelte degli altri: ci vuole faccia tosta!). E la cosa mi spiazza ogni volta che arrivo alla fase di sceneggiatura. Ormai sono arrivato alla terza stesura, e per la terza volta mi trovo bloccato durante la costruzione delle motivazioni del personaggio. E' qualcosa che non riesco a rendere, forse che non capisco ancora a fondo, o forse che non condivido. Fatto sta che, ormai sistematicamente, giungo ad uno stallo. Questa storia avrebbe già un disegnatore e un editore. E no, non credo saranno contenti di leggere queste righe. Il punto è che, forse, questa storia non può essere raccontata debitamente, non in un libro a fumetti almeno. E' una storia che va vista e vissuta, in tempi anche lunghi. Fa fatica a stare rinchiusa in un volume, per quanto corposo. E fa fatica a raccontarla chi non ne è stato diretto protagonista.
 Tempo fa ho dovuto scegliere di non raccontare una storia molto valida, e che avrebbe anche avuto una buona presa sul pubblico (sì, sto parlando di vendite)per alcune tematiche trattate. Ho preso quella scelta perché il raccontarla avrebbe potuto seriamente ferire una persona che di quella storia era stata protagonista. Ho preso una decisione matura (termine che sta diventando fastidiosamente ricorrente), e anche se ho rinunciato a qualcosa, non me ne pento. Qui invece la situazione è diversa: è una storia leggera, spesso divertente, senza grandi drammi umani o sociali dietro, ma semplicemente sto iniziando a pensare che, almeno in questa fase della mia vita, non ho alcuni dei requisiti umani per raccontarla in maniera efficace. E per questo, salvo folgorazioni sulla via di Damasco, la metto in stand by a tempo indeterminato. Forse per sempre. Ho altro da raccontare, comunque. Ho una storia importante, su un argomento che mi sta molto a cuore, che voglio raccontare da anni, e ho trovato un disegnatore incredibilmente bravo che vuole raccontarla insieme a me. Non ho ancora un editore, ma nella vita bisogna essere ottimisti, mi dicono. E magari maturi. Ma ne riparleremo presto.

domenica 3 marzo 2013

Is there anybody out there?

Hey, ma allora questo blog esiste ancora! In una settimana ben 3 persone mi hanno chiesto che fine avesse fatto, e mi era venuto il dubbio che la mia pigrizia fosse arrivata al punto da mandarlo definitivamente offline. Che dite, proviamo a ricominciare?