Come avete già avuto modo di scoprire qualche giorno fa, cari i miei venticinque lettori, mi sto trovando nella difficile situazione di decidere se abbandonare una storia su cui stavo lavorando.
Non è una decisione facile, non è soprattutto un fallimento che piaccia ammettere. Perché, nel bene e nel male, per uno scrittore abbandonare una storia è sempre un fallimento, anche se lo fa con le migliori intenzioni...
Su come si abbandona una storia con le migliori intenzioni forse un giorno darò maggiori delucidazioni. Circa un anno fa, scelsi di non raccontare una storia, una bella storia, una storia con potenzialità ottime, perché, pur con tutte le cautele possibili, sapevo che renderla in qualche modo pubblica avrebbe ferito senza possibilità di rimedio chi quella storia l'aveva dovuta vivere. Sono orgoglioso di quella scelta, che non reputo sbagliata e che ho preso con la massima consapevolezza.
Qui non c'è stata una scelta. E' come quando all'improvviso, senza ragione apparente, finisce una storia con una donna.
All'inizio ti attrae, ti appassiona, ti travolge... Poi, iniziate a fare sul serio, e improvvisamente vi accorgete che le cose, semplicemente, non funzionano. Senza colpe da addossarsi o azioni che abbiano cambiato qualcosa. Incompatibilità, pura e semplice. Quella più difficile da accettare.
C'è la fase in cui ci si tormenta, si sbatte la testa al muro, si amplia il proprio repertorio di imprecazioni.
E poi, a malincuore, si accetta la cosa. Magari la si comunica agli amici, a chi diceva "ma come vi vedo bene assieme". Ecco, è uguale. Magari qui gli amici sono un editore e un disegnatore che ti vedevano molto bene con quella storia.
Io non mi ci vedo più bene, al momento. Forse in futuro le cose cambieranno, ma al momento archiviamo questo file word a tempo indeterminato.
E apriamone altri...
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