martedì 12 marzo 2013

Prof. Cinico, i suppose...

Allora, parliamo di cosa si è fatto in questi mesi...
Partiamo dalla fine, dal "last but not least" dell'ultimo anno: da dicembre sono insegnante in un laboratorio di fumetti in una scuola media di un quartiere periferico di Roma.
Sì, so già cosa state pensando: io che insegno? A dei bambini? Io, che giravo con la maglietta "Erode è un brav'uomo", lasciato ad occuparmi dei pargoli di qualcuno?
Probabilmente, dopo che leggerete queste poche righe, una squadra di picchiatori del Telefono Azzurro verrà a prelevarmi a casa.
Quindi sarò breve...
L'amico Cristiano Silvi, che negli anni passati si era già occupato dei corsi in questa scuola, oberato da altri impegni mi ha proposto di sostituirlo. E io, che per incoscienza non sono secondo a nessuno, ho accettato. Adesso, una volta a settimana, cerco di gestire una ventina di ragazzini di 11-12 anni senza esserne sopraffatto e senza cedere ad istinti violenti, e al contempo gli insegno come si scrive e si disegna un fumetto, in ogni sua fase. Se tutto va bene e sopravvivo all'esperienza, tra un paio di mesi avremo in mano un bell'albetto a fumetti scritto e disegnato dai miei allievi, e supervisionato dal sottoscritto.
Certo, l'esperienza dell'insegnamento non è tutta rose e fiori, e qualche sacrosanta incazzatura me la sono presa anche io. E non sempre, direttamente, per colpa dei ragazzi.
Questi ragazzi vengono assegnati ai vari corsi sulla base o di scelta personale o delle inclinazioni naturali che vengono rilevati dagli insegnanti. All'inizio di una delle ultime lezioni mi è stato detto che uno dei ragazzi era stato spostato ad un altro laboratorio. Si trattava di una testa calda, che amava spesso disturbare e non fare niente, ma alla fine, con i giusti input, qualcosa la combinava anche lui. Incontrandolo nei corridoi, a fine lezione, gli ho chiesto come mai avesse cambiato corso, pensando di essere stato troppo severo con lui su alcune cose. Mi ha detto che per lui non cambiava niente, ma che erano stati i suoi genitori a chiedere il trasferimento. All'uscita da scuola ho incontrato il padre, e ho chiesto, con la massima calma e diplomazia, come mai avesse chiesto di spostare suo figlio. Mi ha detto che, visto che questi corsi erano obbligatori, preferiva il ragazzo facesse qualcosa che un giorno, in qualche modo gli potesse tornare più utile nella vita. Questo alunno è stato spostato in un corso di calcio.

Lasciamo perdere, vado a finire di preparare la lezione per domani...

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