martedì 13 aprile 2010

My hometown...

Recentemente sono tornato a casa, a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, per una settimana. La necessità di staccare la spina e tornare in una dimensione più piccola e nota per qualche giorno si era fatta sentire molto nell'ultimo periodo, e le "vacanze" di Pasqua sono state una buona scusa per rivedere un po' di vecchi amici.
Come in molti altri paesi e cittadine della Sicilia, le celebrazioni della Settimana Santa sono oggetto di una tradizione molto forte, e hanno anche una forte impronta coreografica e scenografica (quanto poi questi elementi siano da considerarsi "fede" piuttosto che superstizione è un altro discorso), che trova sfogo e culmine nel Venerdì Santo.
A Barcellona il venerdì, come ogni anno, c'è stata la caratteristica processione delle Varette, una suggestiva ricostruzione della Passione attraverso dei complessi scultorei che sfilano per le vie della città.

Ora, a parte il mio personale disinteresse per le pratiche religiose, mi ritrovo a dover ammettere che alcune Varette, con l'illuminazione crepuscolare e le luci artificiali disposte ad arte, sono uno spettacolo notevole. E il folclore della manifestazione ha un suo fascino.
E quest'anno, avendo avuto il fancazzismo la meglio sui miei propositi creativi, anche io mi sono portato per strada a sbirciare la processione. E ho notato alcuni elementi che mi hanno lasciato molto pensieroso: ogni varetta, tradizionalmente, viene curata e condotta da gruppi legati alle varie parrocchie della città. L'appartenenza a questi gruppi è spesso ereditaria, e coinvolge i soggetti più disparati, indipendentemente dalla effettiva parrocchia di appartenenza. Basti pensare che c'è una varetta addirittura condotta da persone storicamente legate ad ambienti di sinistra, come ci sono varette che vedono tra i loro conduttori molti membri della locale tifoseria calcistica. Ovviamente non sta a me sindacare della fede di tali persone, nè esprimere giudizi di simpatia o antipatia verso le vari categorie.
Ma quello che invece mi ha suscitato un sacrosanto moto di indignazione è stato vedere certi soggetti, notoriamente più o meno vicini ad ambienti e mentalità mafiosa, contendersi il posto sotto i pali di sostegno di alcune vare. Queste persone spingevano con foga i pesanti carrozzoni, e sfoggiavano una serietà e quasi una "professionalità" incredibili. Il tutto sotto gli occhi, ovviamente, di molteplici fedeli e dei parroci.
Ora mi chiedo: con che coraggio certa gente, non solo si fa allegramente vedere in giro, ma si permette di ergersi quasi ad esempio per la comunità? Perché i parroci, che difficilmente credo essere tutti ignari, non cercano di evitare la presenza almeno dei soggetti più spregiudicatamente noti? Perché nessuno dei "ferventi credenti" che assistono alla preparazione dei gruppi che curano queste vare interviene nella faccenda, anche solo per lamentarsi?
Ora, di questi tempi si sa che la Chiesa Cattolica, quando si tratta di guardare vicino, ha dei seri problemi a vedere il peccato, ma onestamente di abituarmi alla cosa non mi va, e quindi mi sfogo qui, scrivendo, che forse nella vita è l'unica cosa che so fare bene.

Comunque non ho solo di che vergognarmi per la mia città. ma anche piccole cose di cui andar fiero. Da anni, persone che mi vanto di chiamare "amici" sacrificano buona parte del loro tempo libero in iniziative di sensibilizzazione della collettività sull'argomento mafia, e hanno portato a casa, nel tempo, delle piccole vittorie, che forse non hanno cambiato molto le cose, che forse non hanno allentato la stretta mafiosa su Barcellona, ma che almeno hanno avuto il merito di rompere un silenzio che durava da tanto. L'ultima di queste piccole vittorie è la nascita a Barcellona di un coordinamento antiracket che ha già raccolto l'adesione di diversi imprenditori di varia grandezza. "Liberi tutti" è il nome, giocoso, ma sentito, di questa associazione, e si spera faccia strada, e che magari aiuti anche a fare sparire certi soggetti dai sostegni delle Varette, che la Passione raffigurata nelle statue è abbastanza per la mia città, e non serve che patiscano e si sentano messi in croce anche quelli che vogliono solo lavorare onestamente.

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